Come ottenere il risarcimento per riparazione per ingiusta detenzione
NOZIONI GENERALI
È necessario preliminarmente distinguere i casi di riparazione per ingiusta detenzione da quelli di riparazione derivante da errore giudiziario.
Si parla di “riparazione per ingiusta detenzione” quando, prima del processo e comunque prima di una sentenza, si subisce una misura cautelare detentiva (in carcere o agli arresti domiciliari) che è successivamente risultata infondata perché l’inputato è stato assolto dalla accusa.
Si parla, invece, di “riparazione derivante da errore giudiziario” nel caso in cui sia stata eseguita una sentenza di condanna definitiva e in un successivo giudizio di revisione (in base a nuove prove o alla dimostrazione che la condanna è stata pronunciata in conseguenza della falsità in atti) la persona venga dichiarata innocente
Riparazione per ingiusta detenzione (art. 314 e 315 c.p.p.)
Si tratta di un istituto introdotto nel 1988 con il “nuovo” codice di proceduta penale. Infatti gli articoli 314 e 315 c.p.p. riconoscono all’imputato un vero e proprio diritto soggettivo ad ottenere un’equa riparazione per la custodia cautelare subita ingiustamente.
È un preciso obbligo imposto dalla Convenzione dei diritti dell’uomo (cfr. art 5, comma 5, C.E.D.U.).
TERMINI PER LA DOMANDA
Il limite di tempo per richiedere la domanda di riparazione è di 24 mesi (due anni) dal momento che il provvedimento che conclude il procedimento penale è divenuto irrevocabile (cioè non può essere più impugnato). Si tratta di un termine “comodo”, ma è previsto a pena di inammissibilità, quindi non può essere superato.
VALORE DEL RISARCIMENTO
La “Legge Carotti” (legge 16 dicembre 1999, n. 479) ha fissato il limite massimo di risarcimento per aver patito un’ingiusta permanenza in carcere in € 516.456,90.
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